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Qualifica e regime sussidiario
Nell'Intesa dellaConferenza Stato-Regioni del 16 dicembre 2010 le parti specificano il ruolo "complementare e integrativo che gli Istituti professionali possono svolgere, in regime di sussidiarietà, rispetto al sistema di istruzione e formazione professionale, ai fini del conseguimento delle qualifiche e dei diplomi professionali", realizzando "un efficiente ed efficace utilizzo delle risorse, nel rispetto dei vincoli della finanza pubblica".
Ogni singola Regione stabilisce poi le modalità in cui l'offerta sussidiaria deli Istituti professionali può essere attuata, rimanendo nell'ambito di due tipologie:
- Tipologia A – Offerta sussidiaria integrativa: gli iscritti ai percorsi quinquennali degli Istituti Professionali finalizzati all'acquisizione dei Diplomi di Istruzione professionale possono conseguire, al termine del terzo anno, anche i titoli di Qualifica professionale (Operatore della ristorazione - Operatore dell'accoglienza turistica). I Consigli di classe organizzano i curricoli in modo da consentire, agli studenti interessati, la contemporanea prosecuzione dei percorsi quinquennali. Per la predisposizione dell'offerta sussidiaria integrativa, gli Istituti Professionali utilizzano le quote di autonomia (20%) e di flessibilità (25% nel biennio e 35% nel 3° anno), nei limiti delle disponibilità di organico assegnato e nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica.
- Tipologia B – Offerta sussidiaria complementare: gli studenti possono conseguire i titoli di Qualifica e Diploma Professionale presso gli Istituti Professionali, i quali attivano classi che assumono gli standard formativi e la regolamentazione dell'ordinamento dei percorsi di IeFP.
Se da un lato il rilascio della qualifica è sicuramente positivo, perché costituisce un ampliamento dell'offerta formativa, è anche vero che le scelte di ogni singola regione e le numerose incertezze ancora presenti, possono lasciare perplessi.
Il caso Emilia-Romagna: come procedere?
L'Emilia-Romagna ha adottato la tipologia A e ha dato la possibilità a tutti gli Istituti professionali di accreditarsi per rilasciare la qualifica al termine del terzo anno. Le condizioni sono di co-progettare i percorsi con i Centri di Formazione Professionale, che interviene anche negli esiti finali e nel rilascio delle qualifiche.
La scuola può offrire i due percorsi separati (quello statale dei 5 anni e quello regionale dei 3 anni), oppure può fare anche un percorso unitario, rilasciando una delle due qualifiche in terza e poi facendo proseguire gli studi solo coloro che hanno raggiunto i livelli minimi essenziali per potere accedere al 4° anno statale.
Le possibilità sono sostanzialmente tre:
- Non accreditarsi e rilasciare solo il diploma del 5° anno. I vantaggi sono quelli di un percorso comunque ormai sufficientemente chiaro, che è quello ministeriale e che evidentemente ha una sua linearità (pur con tutti i dubbi legati a scelte non sempre condivisibili, ma che possono in parte essere limate con la quota di autonomia). Significa però perdere un'opportunità importante, perché vi sono tanti giovani che fanno fatica ad arrivare al quinto anno e andrebbero indirizzati a percorsi più brevi.
- Accreditarsi e fare percorsi separati all'interno dell'Istituto. Gli studenti devono scegliere in terza media se richiedere anche la qualifica (e quale qualifica) e, se i numeri lo consentono, potranno essere assegnati a classi separate dal percorso statale, pur mantenendo sempre lo stesso personale docente. Il rischio, evidente, è quello di formare delle classi-ghetto, dove inevitabilmente si concentrano tutti gli studenti che hanno prospettive di studio brevi e un precoce inserimento nel mondo del lavoro. Per contro, è probabile che i percorsi statali possano offrire un percorso di studio più approfondito.
- Accreditarsi e fare percorsi unitari all'interno dell'Istituto. Si consiglia a tutti gli alunni di richiedere la qualifica (sempre scegliendo in terza media quale) e quindi fare classi omogenee. In quest'ultimo caso tutte le classi dalla prima alla terza lavorano con i CFP (coprogettazione, quadro orario, valutazione...), ma con le numerose incognite legate agli organici: se si aumentano le ore di pratica non è detto che in automatico venga assegnato un docente statale in più, magari si deve fare ricorso a un docente del CFP oppure aumentare le ore di alternanza scuola-lavoro. Inoltre, spostare il fulcro della didattica su pratica e stage (soprattutto in 3°) significa che forse non è facile per gli alunni rientrare negli standard minimi statali del 4° e 5° anno; in alternativa bisogna abbassare i livelli. infine, quanti saranno gli Istituti che riusciranno ad attivare il percorso di ricevimento? (in genere è più facile che gli alunni si orientino in tal senso se la scelta è effettuata al secondo anno).
Le perplessità sono tante, i dubbi di più, le certezze poche, perché molti aspetti verranno messi a punto nel corso anno (per esempio, a chi andranno i finanziamenti...).